Forse un canonico tentativo di lettura di questo film lascerebbe delusi. Perché - è inutile negarlo - Qualcuno da amare non ha la forza dei grandi film di Abbas Kiarostami (dei capolavori, oserei dire) realizzati nell'arco di quel quindicennio che ha imposto il cinema iraniano all'attenzione della critica internazionale. Sto pensando a film come Dov'è la casa del mio amico (1987), Close-Up (1990), E la vita continua (1992), Il sapore della ciliegia (1997) e Il vento ci porterà via (1999), film - quest'ultimo - che rappresenta una sorta di turning-point all'interno della produzione artistica di Kiarostami.
E allora non ha senso - forse - ragionare ancora tenendo a mente quel modello di cinema, perché Qualcuno da amare ci conferma che a partire dal film immediatamente precedente, Copia conforme (2010), il cineasta iraniano ha tentato di aprire una nuova strada. Ed è forse il caso di provare a pensare a questi due film come a un dittico, nel tentativo di comprendere quali siano gli elementi costitutivi che ci portano a pensarlo come tale, quali siano i nuovi fuochi d'interesse del regista e - perché no - quali siano le permanenze e quali i mutamenti rispetto a quei capolavori già menzionati.
E allora non ha senso - forse - ragionare ancora tenendo a mente quel modello di cinema, perché Qualcuno da amare ci conferma che a partire dal film immediatamente precedente, Copia conforme (2010), il cineasta iraniano ha tentato di aprire una nuova strada. Ed è forse il caso di provare a pensare a questi due film come a un dittico, nel tentativo di comprendere quali siano gli elementi costitutivi che ci portano a pensarlo come tale, quali siano i nuovi fuochi d'interesse del regista e - perché no - quali siano le permanenze e quali i mutamenti rispetto a quei capolavori già menzionati.