Che cos'è cineclash

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E poi d'un tratto ho scelto di creare un mio blog.
Perché l'ho fatto? La ragione è molto semplice: avevo bisogno di ritagliare uno spazio all'interno del quale poter dare sfogo a quell'impellente bisogno di riflettere, di analizzare e infine di scrivere che sempre più spesso mi coglie nell'ultimo periodo, uscendo da una sala cinematografica o premendo il tastino "off" sul lettore dvd di casa, dopo aver visto un film.
E' vero, nulla vieta di poter soddisfare questa necessità in privato, nello spazio chiuso di una stanza di fronte a un foglio di carta o allo schermo di un pc, senza la pretesa che le proprie idee debbano essere necessariamente condivise in uno spazio pubblico, con un numero potenzialmente ampio di lettori; ma devo ammettere di essermi unito al coro di quanti sostengono che il web vada visto anche - se non soprattutto - come una preziosa possibilità di condividere alcune idee che si elaborano in privato e di cercare un confronto all'interno di uno spazio di discussione ampio ed eterogeneo. Da questa necessità e con questi propositi nasce cineclashnome del quale mi accingo a dare conto.

Prima però vorrei discutere il breve e semplice sottotitolo che compare nell'intestazione in alto: "blog di critica cinematografica". E' su quest'ultimo concetto che vorrei soffermare la mia attenzione, perché è intorno ad esso che dovrebbero prendere corpo le peculiarità che - auspicabilmente - dovrebbero differenziare questo da molti altri "blog di cinema" e contemporaneamente, com'è ovvio, porlo in linea di continuità con un numero più esiguo di blog e siti (di cinema e non) che nascono e si sviluppano con intenti simili ai miei e che pongono dunque la critica, e non la semplice "notizia" (l'accumulo di informazioni fine a se stesso), al centro della propria attenzione.
Cosa significa essere un critico? Di certo non vuol dire elevarsi su un piedistallo dorato e propinare le proprie considerazioni su un film con la pretesa di aver elaborato un discorso oggettivo, o addirittura di aver raggiunto l'unica verità possibile. Questa verità non esiste, ed è bene avere consapevolezza di ciò,  se non si vuol cadere nella trappola di una deprecabile leziosità che in rete, come nella vita, a lungo andare non paga mai.


Con grande lucidità scriveva Francois Truffaut nel 1975: "non dobbiamo pretendere troppo dalla critica e nemmeno chiederle di funzionare come una scienza esatta: dal momento che l'arte non è scientifica, perché dovrebbe esserlo la critica?". Sono perfettamente d'accordo e dunque mi chiedo, certo con meno lucidità: qual è il compito a cui deve adempiere un buon critico?
Non saprei rispondere con esattezza a questa domanda, e posso solo augurarmi che l'esperienza quotidiana di questo blog possa avvicinarmi sempre più alla piena comprensione di questo fondamentale interrogativo. Ciò che tuttavia voglio fissare come presupposto di partenza è la ferma convinzione che il critico sia qualcuno che possa (e debba) mettere a disposizione dei suoi lettori alcuni strumenti che il semplice appassionato non possiede (e affermando ciò, sono assolutamente consapevole di attirare su di me le ire e la disapprovazione di molti), senza che questo possa mai giustificare una delegittimazione del parere che chiunque può avere su un qualunque film.
Nel definire questo come un "blog di critica cinematografica" reclamo però espressamente la necessità e l'importanza di alcuni specifici strumenti d'analisi.

E veniamo ora al nome cineclash, che racchiude in sè un altro aspetto della "specificità" del discorso che tenterò di portare avanti all'interno di questo blog. L'idea del "clash" (termine inglese che sta per collisione) prende vita dalla convinzione che oggi il cinema, a causa di una serie di innovazioni tecnologiche (vedi il digitale) e dell'accresciuta esponibilità che lo caratterizza, reinventa continuamente se stesso mediante lo scontro (o l'incontro ravvicinato) con una sterminata serie di forme espressive - artistiche e non - con cui entra in contatto, in collisione appunto. Si pensi solo a YouTube o alla circolazione di immagini sui Social Network per avere un'idea delle spropositate dimensioni del fenomeno a cui mi sto riferendo.
Credere oggi che un discorso critico sul cinema possa esaurirsi in un discorso critico sui film è quantomeno riduttivo, e tenteremo quindi di tanto in tanto di varcare questo confine alla ricerca di una riflessione quanto più possibile ampia e, proprio per questo, complessa.
Il cinema sarà dunque guardato da una prospettiva che tiene conto delle due forze (opposte, ma per nulla contrastanti) che lo animano: l'una che preme verso il basso e lo tiene saldamente ancorato alla storia su cui ha formato in più d'un secolo la propria identità; e l'altra che è una sorta di forza centrifuga e disgregante, che tende a disarticolarlo per lasciar intravedere le linee di fuga lungo le quali corrono oggi le sue possibilità espressive.

Per concludere farò solo un breve accenno all'idea di inserire nella colonna sinistra di questo blog una sorta di "rubrica audiovisiva" che, con cadenza mensile, sarà dedicata a un personaggio del mondo del cinema, talvolta motivando questa scelta sulla base di una particolare ricorrenza, altre volte lasciandomi guidare semplicemente dal desiderio di omaggiare quelle personalità che tendo a considerare degli autentici punti di riferimento (siano essi registi, attori, critici o altro).
Il primo "personaggio del mese" sarà proprio Francois Truffaut. Un regista straordinario e, soprattutto, un uomo di cinema a trecentosessanta gradi, la cui produzione critica degli anni dei Cahiers du Cinéma resta ancora oggi per me un insuperato esempio di precisione analitica, passione cinefila e bellezza espositiva, eguagliato forse un decennio più tardi soltanto da Serge Daney.

Qui mi fermo. Nella sola speranza di nutrire giorno dopo giorno il mio entusiasmo con la partecipazione di quanti sceglieranno di ripagare il mio impegno con la loro preziosa fiducia.

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