Un passo nell'ignoto. Con queste parole il regista olandese Paul Verhoeven definisce il suo "film partecipato" Steekspel (La giostra) nel documentario Paul's Experience, che di quest'opera si propone di raccontare il complesso processo produttivo.
Steekspel è infatti un film che sa cogliere l'urgenza di un presente che mette a disposizione mezzi di cui il cinema può (e deve) servirsi.
Se proviamo a immaginare questo film come un organismo, in Verhoeven riconosciamo senz'altro il cervello. Il sistema nervoso, tuttavia, si innerva lungo i tortuosi sentieri del web, dove migliaia di utenti hanno offerto il loro contributo creativo alla stesura della sceneggiatura.
Soltanto per il secondo episodio, il regista e il suo co-editor si sono ritrovati tra le mani ben settecento versioni della storia, oltre ad un elevato numero di video realizzati dagli utenti e caricati in rete nel tentativo di abbozzare già una prima traduzione visiva degli script, proponendo alcune soluzioni di regia e di montaggio delle quali il regista ammette di aver tenuto conto.
La difficoltà principale in questo stimolante e complicatissimo patchwork risiedeva, come racconta lo stesso regista, nel riuscire a conferire logica e continuità ad un numero così elevato di idee differenti, elaborate peraltro con intenzioni e stili tra loro diversissimi. Senza contare poi la precisione geometrica richiesta nella costruzione di un finale che riesce magistralmente a tirare le fila del discorso senza la minima sbavatura. Tutto si chiude, tutto miracolosamente funziona all'interno di questa storia di inganni, tentazioni, ricatti e colpi di scena perfettamente calibrati.
Esemplare è anche l'atteggiamento registico di Verhoeven, che oserei definire rispettoso nei confronti del progetto iniziale: il suo sguardo si assottiglia al punto da divenire quasi trasparente, lasciando così allo spettatore il solo piacere del racconto.
Con ammirabile coraggio, il regista ci pone davanti al suo modernissimo kammerspiel, che sa incantare con la semplicità che gli è propria, e che riesce a celare dietro la fluidità di un perfetto congegno narrativo tutta la complessità creativa di questo autentico user-generated film.
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